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15 Sept 2011

maratona specialistica

quella di oggi. Come previsto mi sono vista nell'ordine con la dietista, la fisioterapista e la psicologa. Sono partita da casa alle 9.30 e sono ritornata alle 17.00. 
Ma andiamo con ordine.
La dietista mi ha chiesto come andasse con la dieta e cosa mangiavo. Dal mio racconto ha potuto calcolare che non mangio sufficientemente e che la percentuale giornaliera raccomandata di proteine, non la raggiungo. Dal controllo del peso poi, mi ha confermato che stavo perdendo troppo e velocemente. Mi ha cazziata ben bene e per la prima volta nella mia vita mi sono sentita dire: "devi mangiare di più!". La sorte mi sfruculia, se non è ironia questa! Mi ha detto che lo sapeva che non ho fame, ma i sei pasti sono lì per una ragione. Ora mangio appena 1/6 di quanto mangiavo prima. La capacità del nuovo stomaco è molto ridotta, quindi l'entrata giornaliera di nutrienti deve essere divisa nell'arco della giornata. Saltando le merende, come spesso faccio io per mancanza assoluta di fame, non mi nutro sufficientemente e danneggio irreversibilmente, fra le altre cose, la mia massa muscolare. Inoltre mangiando più volte al giorno si evita di arrivare ai pasti principali con tantissima fame, e ritornare nelle viziose abitudini pre-operazione. Insomma ho incassato il colpo e mi sono ripromessa di rispettare le regole. Ci siamo date appuntamento per il 13 ottobre prossimo.
La visita con la fisioterapista era alle 13.00, quindi avevo circa due ore da far passare. Sapendo gli intervalli d'attesa fra una visita e l'altra mi ero portata da casa il mio uncinetto, qualche libro e il panino per mezzogiorno. Mi sono diretta al parcheggio. Giornata d'estate oggi, cielo terso e sole splendente. Una volta in macchina, ho aperto tutti i finestrini e mi sono messa a lavorare. Verso le 12.30 ho mangiato il panino e subito dopo mi sono diretta in reparto per la seconda visita del giorno.
La fisioterapista, molto giovane, aveva un marcato accento americano. Si è scusata per il suo olandese, io sorridendo le ho detto che eravamo entrambe ospiti in questo Paese. Mi ha chiesto come andasse con il movimento dopo l'operazione. Io le ho detto che mi sento sicuramente più agile sia nel salire le scale, sia nell'andare in bici. Attività fisica che facevo era camminare di tanto in tanto, faccende in casa, bici, ma niente di più. L'ho aggiornata anche della sopravvenuta fibrillazione atriale e delle medicine che prendo. 
Lei mi ha detto che potevo iniziare ad inserire due volte alla settimana almeno trenta minuti di attività cardio, in modo molto graduale, considerato che sono stata operata da poco e non devo sforzare il mio corpo più del necessario. 
Io, sentendo attività cardio le ho chiesto se il betabloccante che prendo poteva essere un problema, vista la sua funzione di rallentamento della frequenza cardiaca. Lei mi ha risposto che nonostante il rallentamento provocato dal farmaco, durante un'attività fisica intensiva, il battito anche se frenato, sale comunque. Anche lei lo prendeva (il che mi ha sorpresa non poco vista la sua giovane età) e se la sua frequenza da ferma si aggira intorno ai 50-60 battiti p/m, questa sale in fase motoria ai 130 p/m. 
Comunque, prima di iniziare qualsiasi cosa, mi sarei dovuta consultare con il mio cardiolgo. Le ho detto che la domanda l'avevo già posta e lui mi ha rassicurata che posso fare tranquillamente sport.
Quindi non restava altro che iniziare. Se volevo, poteva inserirmi nel suo gruppo di pazienti con un incontro bisettimanale lì in ospedale. Lo scopo era di iniziare a piccoli passi, sotto supervisione specialistica, un'attività fisica più intensiva (un'ora) e costante (almeno due volte alla settimana). Gli appuntamenti non potevano essere saltati con le più disparate scuse, sia per una questione di disciplina personale, che di rispetto verso il lavoro degli altri. I posti erano limitati, quindi se si accettava, si prendeva l'impegno di lavorare seriamente. 

Io le ho detto che diventava un pò difficile per me fare su e giù da Amsterdam, specie nel pomeriggio, considerato tutte le cose, fra scuola, danza e piscina, che ho da fare con little ms. Sunshine. 
Lei comprendendo appieno la situazione, mi ha detto che non era indispensabile che io andassi lì, anche perchè aveva la netta sensazione che io fossi motivata abbastanza a seguire un programma di attività fisica, a prescindere dalla locazione. 
Potevo mettermi in contatto con un fisioterapista della mia città, oppure seguire un programma ad hoc di fitness terapeutico, in palestra.
A questo punto le ho parlato della mia intenzione di andare a nuotare, e lei mi ha detto che andava benissimo, a patto di non strafare sforzando eccessivamente il mio corpo ancora in fase di guarigione da un intervento serio come il Gastric Bypass. La gradualità dello sforzo nell'attività fisica è condizione inprescindibile in questa fase, tanto quanto lo sono la costanza e l'intensità. La supervisione di un fisioterapista si inserisce proprio in questo contesto. Lo specialista sa quanti e quali esercizi inserire nel programma di riabilitazione fisica di pazienti come me, e soprattutto sa come farli eseguire. 

Comunque per qualsiasi dubbio o chiarimento potevo sempre contattare lei o un fisioterapista della mia città. 
Erano le 13.30 circa e l'ultimo appuntamento, quello con la psicologa era alle 15.00. Così, tanto per mettere subito in pratica la promessa fatta a me e alla dietista, sono andata giù in caffetteria e mi sono ordinata un latte freddo. Dopodicchè sono rientrata in macchina e ho continuato a lavorare all'uncinetto. All'ora prevista mia sono recata su in reparto per l'ultima visita. Dopo qualche minuto di attesa, la psicologa  sig.ra Dekker mi è venuta a prendere e mi ha fatto accomodare nel suo studio. 
La sig.ra, molto dolce e giovane, mi ha spiegato che quall'appuntamento era solo conoscitivo. Mi ha sùbito chiesto quale fosse il problema e io le ho spiegato tutto quello che mi era successo da dopo il 19 luglio. Mi sono ovviamente soffermata su quello che per me era fonte di stress e angoscia in questo: il sopraggiunto problema al cuore e i miei timori subconsci di essere stata io a causarlo decidendo di operarmi. Le insicurezze che ne sono derivate, la paura, la rabbia, l'insoddisfazione generale, l'abbattimento, la voglia di cambiare anche la mia vita di tutti i giorni.
La sensazione piacevole che ho avuto da subito è che lei, ascoltandomi per tutto il tempo con attenzione, comprendendeva completamente le mie paure e non mi giudicava. 
Mi ha detto che avevo fatto sicuramente bene a prendere contatto con loro, dimostra che prendo atto del problema e cerco di risolverlo anche chiedendo aiuto. Loro sono inseriti nel team di bariatria perchè sanno che l'impatto psicologico dell'operazione è notevole sul paziente, più di quanto si possa immaginare. Non tutti hanno necessità di iniziare un percorso psicologico di sostegno post-operazione, ma per molti pazienti è sicuramente d'aiuto.
Mi ha poi chiesto cosa mi aspettassi dallo psicologo. Le ho risposto che speravo mi fosse indicata una strada da percorrere per comprendere e accettare il nuovo status quo. Lei ha annuito e mi ha detto che sicuramente poteva essermi d'aiuto in molti modi e ha fissato il primo appuntamento di terapia per il 29 settembre prossimo. Avremo tre quarti d'ora per parlare. Insomma da lì si parte, il resto lo vedremo volta per volta.  

Trenta minuti intensi e certamente positivi per me. Per il solo fatto di averne parlato con un estraneo competente, già mi sento meglio.
Sono tornata a casa stanca, ma soddisfatta della mia giornata e soprattutto di me. Il primo sasso l'ho gettato, vediamo dove i cerchi mi portano.

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