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30 Apr 2011

l'io allo specchio

se mi guardo in foto mi sembro gonfia, grande, grossa, come in realtà sono. Lo stesso mi capita quando per caso capita di vedere la mia immagine riflessa in una vetrina o uno specchio. Solo che, questa percezione cambia immediatamente quando, subito dopo, mi guardo di nuovo.
Credo che il mio cervello faccia un fotoritocco automatico e mi distorca la realtà. Ne ho la conferma perchè quando riguardo la foto, quel gonfiore che ho visto la prima volta, mano a mano si ridimensiona.
Potenza della mente. Pensavo fino a poco tempo fa che fosse un meccanismo di autodifesa creato da me stessa, per rendere meno dolorosa la mia realtà di obesa. Invece ho imparato che questo meccanismo ha radici ben più lontane, dimostrate da diverse teorie psicologiche e altrettanti neurologi, psichiatri e psicoterapeuti da Freud a Lacan.
Fra le varie letture su "l'immagine corporea", ho trovato molto interessante un articolo dal titolo "Cosa vedi quando ti guardi allo specchio?", scritto dalla psicologa Gloria Volpato. E' lungo, ma vale la pena di leggerlo fino alla fine. Mi ha colpito soprattutto questa parte:

(...)«Dall'immagine del corpo al corpo immagini-nato

(...)
Passiamo da un corpo letteralizzato, oggetto fatto di pesi e misure, ad un corpo soggettivo, luogo della nostra esperienza di vita. Usciamo da un auto-inganno, in cui il corpo è qualcosa da mostrare, una maschera moderna fatta di fissità dietro la quale nascondere le nostre imperfezioni, ed entriamo nel mondo fatto di chiari-scuri, in un'ottica più dialettica tra il mondo fuori di noi ed il mondo dentro di noi, tra immagine corporea che riflette un riflesso del nostro animo ed il corpo che si tocca, che si sente, che si vede, in un movimento continuo incessante, come incessante è il fluire della vita. 
E tra l'immagine corporea ed il corpo non c'è evidentemente un passaggio diretto, immediato, come non basta fare delle cose per sentire che stiamo vivendo. C'è un passaggio obbligatorio, senza del quale un avvenimento non si sposterebbe dall'esterno all'interno, cioè non diviene parte di noi. E quel passaggio a cui mi riferisco, è quel complesso processo psicologico che ricorda la digestione.
In altre parole, finché guardo il mio corpo da "fuori", esso resterà un estraneo, come una parte di noi che giudichiamo e che non sentiamo appartenerci. Ma cosa succede se iniziamo ad accogliere l'estraneo, ad ascoltarlo, ad osservarlo nelle sue manifestazioni con lo stesso atteggiamento con cui guarderemmo un paesaggio? 
Così come non diremmo mai "questo tramonto dovrebbe essere più rosso" oppure "queste montagne dovrebbero essere più alte al centro", perché lo stupore viene naturale, con lo stesso atteggiamento, con lo stesso sentimento di meraviglia potremmo darci il permesso di guardarci da questa nuova prospettiva, anche solo per creare nuove, ulteriori immagini di noi, senza delle quali non è possibile abbandonare le vecchie. Il che non vuol dire entrare in contatto con sensazioni o visioni necessariamente positive o piacevoli, ma darsi semplicemente il permesso di osservare il nostro corpo in tutte le immagini e sensazioni che esso ci provoca, ci induce, ivi comprese quelle mostruose, caricaturali, goffe, minacciose, vergognose, ideali.
Il processo digestivo, quel meccanismo che ci permette di appropriarci di ciò che ci accade e di ciò che siamo,  inizia proprio dall'imparare un metodo di osservazione, lo stesso che ci insegnano quando si studia un'opera d'arte, con curiosità sull'autore, sulle emozioni che ci provoca, sul periodo storico e così via. 
Come nel sistema mediatico di internet, scopriamo che il nostro corpo può funzionare come un enorme portale attraverso il quale aprire nuove finestre, perdersi e ritrovarsi, come all'interno di una galleria di immagini, tutte specchi di un'essenza, la nostra, i cui contorni sfumati sono in continua evoluzione, in continuo cambiamento. 
Ed è questo tipo di digestione che doma l'appetito, che ci dà quel senso di sazietà, di pienezza che ci può far uscire dai gironi infernali della compulsione al fare, al comprare, al mangiare, al bere, al cercare sempre nuovi stimoli ed eccitazioni. 
ancora. Le immagini che abbiamo di noi possiamo comunicarle per sperimentare cosa esse provocano nell'altro o viceversa: che cosa provocano in noi le immagini che gli altri ci porgono? Come in un gioco di specchi i cui riflessi immaginativi evocano nuove immagini, il corpo può aprirsi alla danza dei significati, delle possibilità, dell'incontro tra mondi diversi. Non si tratta solo di esplorare "cosa" vediamo di noi, ma portare anche l'attenzione sul "come" ci vediamo, ovvero in che modo ci avviciniamo a noi e al nostro corpo. Perché è proprio attraverso l'esplorazione di questo "come" che possiamo scoprire le idee di base e preconcette che pilotano il nostro modo di stare nel mondo e di costruire le immagini di noi stessi: perché, ci ricorda Hillman "un'immagine non è un contenuto che vediamo, ma un modo in cui vediamo"
E ancora. Se la via régia all'inconscio è il sogno, come diceva Freud, e se il sogno è primariamente un'immagine - oneiros (sogno, in greco) significa "immagine"-, allora possiamo a ragione pensare che le immagini suscitate dal nostro corpo, dal nostro modo di vederlo, abbiano, a ragione, a che fare con la dimensione del nostro profondo e possiamo accogliere l'idea di Hillman che fare immagini sia una via règia per fare anima, indicandoci il potenziale di conoscenza di noi stessi che proviene dall'essere in contatto con le nostre immagini e la nostra fantasia. 
Ma anche, ci apprestiamo a guardare il corpo, come uno scenario, e a pensare le immagini corporee come fonti di ispirazione per creare dei personaggi con cui raccontare storie o, in una logica più teatrale, immaginare un'esibizione, in cui l' "immaginatore" svolge un ruolo o fà parte del pubblico, ma è comunque coinvolto
Dunque, da un'immagine del corpo ad un corpo Immagin-ato. Tutto questo ha uno scopo ben preciso e cioè fondarsi su un corpo, a cui ridare nobiltà e per cui poter dire "Io sono il mio corpo", ma anche utilizzare la stessa via che ha prodotto disagio, quella della creazione di un'immagine, che nel caso del disagio è vissuta come negativa, per curare e produrre, in ultima analisi, quello stato di equilibrio tra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori di noi che chiamiamo ben-essere.
E l'immaginazione non significa scappare nella fantasia, fuggire dalla realtà, come qualcuno potrebbe obiettare, ma significa attivare quel mezzo senza del quale ricadremmo nelle stesse, ripetitive, infruttuose modalità con cui cerchiamo di rimediare ad una precaria immagine di noi stessi.
(...)
Si intravede sempre di più come l'immagine corporea, declinata in tutta la sua complessità di elementi culturali, sociali, relazionali, familiari, di dialoghi interni, di emozioni, va ben oltre un semplice riflesso, ma è l'ipse ego sum (questo sono io), è il poter iniziare a dire chi siamo, lo scoprire che rapporto abbiamo con noi stessi e con gli altri, è lo scoprire le origini del nostro modo di stare al mondo.
Cosa della mia esperienza presente e passata ha contribuito a far si che io oggi mi rappresenti in questo modo? A cosa mi serve vedermi in questo modo? Che tornaconto ne ottengo nella mia vita? Se questa immagine è la base inconsapevole, attraverso la quale leggo le mie esperienze, posso accorgermi anche della pericolosità di un'immagine di me negativa rispetto al futuro che vado costruendomi, perché ogni nuova esperienza passata attraverso un setaccio di tal sorta non può che generare malcontento e insoddisfazione o l'esperienza dolorosa di rifare (e adesso capiamo un po' perché), gli stessi errori. 
L'immagine corporea ci appare ora in tutta la sua natura psichica ma anche nel la sua intrinseca funzione di creare la realtà soggettiva. Quindi L'immagine corporea come riflesso, proiezione del nostro esperire ma anche proiettore, strumento di creazione di esperienza.
Allora, cosa vediamo quando ci guardiamo allo specchio?
A partire da una figura simmetrica, identica a noi, ma che sta da un'altra parte, di là da una tersa superficie di vetro o di metallo si apre un mondo tra i più ricchi e intriganti, non trovate?
Perché nel guardarci allo specchio, come Lacan sostiene, c'è, sin dall'infanzia un tentativo di conoscenza di sé, ed in effetti la cosiddetta "fase dello specchio" del bambino segna un passaggio importante nel percorso di formazione dell'identità dello stesso. Da un giorno all'altro, succede che un bambino guardandosi allo specchio si guardi e capisca che l'immagine riflessa non è di un altro bambino ma che è lui stesso. Da questo fatto Lacan fa derivare la nascita dell'Io. 
Da questo punto di vista potremmo considerare "il guardarsi allo specchio" un'azione che mantiene quest'ottica guardandola quindi come quel gesto che compiamo quotidianamente e che più o meno consapevolmente ha a che fare con l'interrogarsi su come ci sentiamo, come ci apprestiamo ad affrontare la giornata. 
In altre parole, è un modo per prendere contatto visivo con noi stessi, il nostro sentirci, o meno, integri (non a caso si usa l'espressione "sentirsi a pezzi"). 
Dunque, l'identità ed il rapporto con lo specchio come incontro con chi siamo.»

Ritornando a me, alla luce di tutte queste spiegazioni, l'immagine corporea che ho di me, coincide con quella reale solo nell'immediato. E' subito dopo che attivo meccanismi di auto-difesa per compiacermi. 
Sono curiosa di vedere cosa succederà quando perderò peso. Già da ora non riesco proprio ad immaginarmi o visualizzarmi da magra. Mi chiedo, riuscirò a vedermi per come sono e incontrarmi con me stessa?
Allo specchio interiore l'ardua sentenza.

28 Apr 2011

il cardiologo

alle 10.30, come previsto, sono entrata in camera per farmi fare l'ecocardiogramma. E' durato 30 minuti e il mio cuore è stato visto e sentito da sopra, di lato e di sotto. Durante l'eco non ho parlato, guardavo con apprensione il mio cuore nel monitor, seguendo il suo ritmo nelle linee e nei colori. 
Lo sento sempre, ma vederlo mi ha fatto un certo effetto. Batte giorno e notte per farmi vivere. Pensavo, con un magone, a quanta fatica in più è costretto a fare per via del mio peso e questo ha rinforzato la mia motivazione ad andare avanti in quello che ho cominciato, oscurando la melanconia degli ultimi giorni. 
La radiologa, sig.ra Mejier, concentratissima, terminata l'indagine, mi ha detto che era un piacere vedere il cuore così nitidamente, chè non sempre è così con tutti i pazienti. Ci siamo salutate e mi ha detto di aspettare in sala d'attesa la chiamata del cardiologo.
Il dott. Mairuhu, dopo una trentina di minuti mi ha chiamata e salutandomi mi ha fatto entrare nel suo studio. Mi ha chiesto come stavo e,  radioso, ha detto che il mio cuore è in ottima forma. Il soffio è funzionale e non dà problemi di alcun tipo. Insomma, per quanto lo riguardava, dava il via libera all'operazione facendomi gli auguri per l'ennesimo ostacolo superato. Ci siamo così salutati.
Ho riportato la mia cartella clinica all'infermiera in accettazione, che fra l'altro era la stessa gentilissima signora dell'altra volta, e mi sono diretta verso l'uscita.
Mentre camminavo, pensavo che mi sto avvicinando sempre più alla meta. Il prossimo appuntamento con il dr. van de Laar, il chirurgo, sarà miliare: da quell'uomo dipenderà il mio futuro. 
Poi il pensiero è ritornato al mio cuore, che è sì matto, ma che mi dà tante soddisfazioni. E non solo metaforicamente. 

25 Apr 2011

la strada del vino e dei pensieri

per questo week-end lungo di Pasqua io, mr. Gordilla e Little ms. Sunshine, siamo stati sulla cosiddetta Weinstraße (strada del vino) lungo la Mosella, per la precisone ad Alken, insieme ad una coppia di nostri carissimi amici. 
Loro erano arrivati una mezz'oretta prima di noi. Salutandoci, ho visto fra le mani di Rianne una tartarughina di terracotta. Allora le ho chiesto dove l'avesse presa e lei mi ha indicato un negozietto di souvenir poco più avanti rispetto a dove eravamo noi. Le ho chiesto se avesse notato anche dei gufi, dei quali io vado pazza, ma lei non ci aveva fatto caso. Così ci siamo diretti tutti e cinque, verso quel posto. 
Appena entrata sembrava d'essere nel paese delle meraviglie. Immediatamente ho individuato i miei gufi! Mi sono girata intorno per vedere se ce ne fossero degli altri e, non trovando nulla, ho deciso di chiedere al proprietario, un gentiluomo sulla settantina che mi ricordava il nonno di Heidi! Gentilissimo, mi ha indicato un angolo pienissimo di gufi, tanto che sono andata nel pallone e non sapevo più che scegliere. Alla fine ne ho presi 5 e, visto il prezzo, nel mio tetesco stentatissimo, sorridendo ho chiesto al signore uno sconto. Lui mi ha capito subito e mi ha sorriso e mentre incartava i gufetti, mi ha detto il prezzo scontato facendo il conto su 6. Io, che non me ne ero neanche accorta, gli ho detto che si meritava un bacio per l'ottimo sconto. Lui, resosi sonto che ne avevo presi solo 5, dallo scaffale alle sue spalle, ha preso un altro gufetto e me lo ha regalato.  Contentissima e soprattutto sorpresa dalla sua generosità, il bacio gliel'ho dato veramente e di cuore! Lui mi ha detto che ero molto bella e solare e che mi augurava tanta fortuna. Poi ha offerto a tutti noi un liquore di frutti, buonissimo. Con un cin cin e tante risate, la vacanza non poteva iniziare meglio! Che persona splendida! Mr. Gordilla, mi ha detto che con il mio entusiasmo era evidente che avevo donato gioia a quell'uomo. Io gli ho detto che era lui, con la sua bontà e dolcezza, ad aver reso speciale la mia giornata! 
Per tutto il tempo, abbiamo avuto sole splendente e temperature intorno ai 24°. Queste giornate le abbiamo trascorse passeggiando sui vari percorsi naturali fra Koblenz e Trier, e godendoci le bellezze e le bontà locali. 
La mattina colazione abbondante e via a camminare. Di sera verso le 18.00 rientravamo nella nostra pensione a gustare le prelibatezze della casa, pasteggiando con gli ottimi Riestling da loro prodotti. 
Tutte queste meraviglie sono state un pò disturbate dalla presenza nei miei pensieri della discussione avuta mercoledì scorso con la mia vicina di casa,  Barbie, risoprannominata per l'occasione anche Psyco. Come si può intuire dai soprannomi, si tratta di una donna psicotica, molto cafona e fondamentalmente stupida, che evidentemente aveva voglia di scaricare su di me le sue tantissime frustrazioni. Solo che aveva fatto male i conti visto che, non potendone più della sua arroganza e cafonaggine, con molta tranquillità sono stata io a darle il benservito. Mantenere la calma con lei, mi è costata molta energia, in più non mi è andato giù il fatto che quella bambola di plastica avesse disturbato la mia ritrovata tranquillità. Per tutte queste ragioni, non sono riuscita a rimuoverla completamente dalla mia testa. E questo ovviamente mi fà incazzare. 
A parte la presenza stonata, per fortuna intermittente, della Barbie, la mini vacanza è stata davvero molto piacevole.
Ho anche colto l'occasione per informare i nostri amici, del mio percorso bariatrico. Le loro reazioni sono state di sincera  ammirazione per il coraggio che sto dimostrando nel fare una scelta di questo tipo. E, come del resto immaginavo, mi hanno offerto il loro sostegno incondizionato.
Proprio dopo questa vacanza, una vena di malinconia sta cominciando a serpeggiare dentro di me. 
Non posso non pensare al fatto che dopo l'operazione, qualunque essa sia, l'atmosfera di convivialità a tavola, non credo potrà essere la stessa di quella goduta, per esempio, in queste sere in compagnia dei nostri amici. E non parlo di quantità nel mangiare, anche perchè io ho mangiato esattamente le loro stesse porzioni, ma proprio della spensieratezza e naturalezza nel farlo.  
Fra un pò dovrò stare attenta a tutto quello che manderò giù, e questo mi sembra l'antitesi della spontaneità a tavola, che per me non vuol dire ingozzarsi senza ritegno. Temo questo aspetto e l'impatto che potrà avere su di me. 
Spero solo di smentirmi.

19 Apr 2011

il punto della situazione

Julia, puntualissima, ha appena chiamato. Le ho detto quello che ho fatto da venerdì a oggi e che, in pratica, ogni sera , dopo aver urinato, dal catetere sono uscite solo un paio di gocce. L'unico cambiamento c'è stato ieri sera. Quando sono andata a letto verso le 00.30, non avevo da fare pipì, nè mi sono voluta cateterizzare perchè tutta la parte è indolenzita e ho un pò di bruciore. Quindi stamattina alle 7.10, appena sveglia, sono andata in bagno è sono venuti fuori 370 ml di pipì. Dopodicchè ho cateterizzato e sono usciti circa 200ml. Mi era venuto sinceramente il dubbio che avessi sbagliato entrata, ma stamattina ho avuto la conferma che così non era, visto che non ho cambiato nulla nella mia procedura. E poi il senso di bruciore che fino a tre giorni fa non avevo, indica che nell'uretra sono entrata. 
Insomma, ho esposto tutti questi fatti e dubbi a Julia, incluso quello sull'attendibilità della misurazione in ospedale. Lei mi ha detto che l'errore poteva starci e mi ha consigliato, vista la situazione, di cateterizzare solo due volte alla settimana. Se il residuo, dopo la cateterizzazione, fosse risultato inferiore ai 200 ml, non avrei più dovuto farla.
E comunque, potevo io gestirmi la situazione prestando attenzione ai segnali del mio corpo. Considerato che la visita di controllo con il simpatico urologo/chirurgo è ad ottobre, se in quest'arco di tempo avessi riscontrato delle anomalie, avrei chiamato. 
A dirla tutta, è dall'inizio che non sono convinta di questa storia. Farò come l'infermiera mi ha consigliato e credo che sarà più che sufficiente. 
Come ho già avuto modo di dire, il percorso bariatrico che ho iniziato, ha la priorità assoluta su tutto. Solo quando lo avrò concluso, risolverò questo problema della vescica, consultando un altro specialista per una seconda opinione e, in base all'esito, deciderò.
Per l'intanto una toppa o, è il caso di dire, un catetere, ci può stare.

18 Apr 2011

basta poco

inizio settimana senza appuntamenti ospedalieri. Le ultime tre settimane sono stata così iper impegnata ad andare e venire dallo Slotervaart, che oggi non mi sembrava vero di essere rientrata nella familiarità del mio tran tran quotidiano.
Dopo aver preparato la colazione a Little ms. Sunshine, ho pulito un pò casa, la primavera si sente anche in questo. Alle 12.40 mr. Gordilla ha preparato il suo tipico sandwich e, fra una chiacchiera e l'altra, abbiamo pranzato. 
Alle 13.10 mi sono messa in bici direzione scuola. Ogni lunedì, faccio un'ora di volontariato nella classe di Little ms. Sunshine. A turno, con un paio di bambini che mi indica la maestra, faccio dei giochi educativi e interattivi al computer. Erano tre lunedì che saltavo questo appuntamento. Quando ho finito, mi sono intrattenuta con Astrid, la maestra, e insieme abbiamo deciso i programmi da utilizzare con gli altri bambini nelle prossime sessioni. 
Pedalando verso casa, pensavo alla festa che i bambini sempre mi fanno quando arrivo a scuola: chi mi corre incontro e mi abbraccia, chi mi saluta sbracciandosi da lontano, chi urla il mio nome. E mi sono resa conto di quanto sia bella questa spontaneità e soprattutto quanto mi sia mancata. 
Più tardi nel pomeriggio, mi sono seduta nel mio giardino tutto in germoglio e in fiore, sorseggiandomi un fraffè (frappè al caffè) e godendomi l'abbraccio caldo del sole che splendeva nel cielo azzurro. 
Just a perfect day! 

17 Apr 2011

e di misurazioni

per la cronaca, ieri mattina alle 10.00, la postina mi ha consegnato il pacco dei miei nuovi compagni di svuotamento. Quando si dice efficienza! 
Sempre ieri, alle 00.40, dopo aver fatto 300 ml di pipì, ho provato a svuotare con il catetere. Senza specchio non ci riesco, quindi ho dovuto usarlo. Trovata abbastanza velocemente l'entrata e, come la prima volta, del tutto indolore ho inserito il catetere. Con mia sorpresa sono uscite solo un paio di gocce. 
Stamattina alle 10.00, per controllo, dopo aver fatto pipì, ben 580 ml, ho cateterizzato e, di nuovo, solo un paio di gocce. E certo, con tanta pipì fatta da sola, cosa vuoi che sia rimasto dentro?! 
Mi viene un dubbio, ma non mi avranno sbagliato la misurazione con l'ecografo e visto fischi per fiaschi??! 
Vediamo cosa succederà stasera e domani e poi mi aggiornerò telefonicamente martedì mattina, come programmato, con l'infermiera. 
Per l'intanto tengo le dita incrociate delle mani e dei piedi pure!

15 Apr 2011

di auto svuotamenti

ero molto tesa stamattina ma Julia, l'infermiera tutrice, che mi avrebbe insegnato come auto cateterizzarmi, ha saputo tranquillizzarmi e mettermi a mio agio da subito. 
Tanto per cominciare quando ha aperto il mio dossier e ha letto le note del simpatico chirurgo è rimasta visibilmente perplessa. Mi ha detto che il mio residuo urinario non rientra in una categoria patologica (che per loro è di 500ml) tale da giustificare due cateterizzazioni giornaliere, anche perchè io urino regolarmente durante il giorno. Sarebbe quindi bastato svuotare completamente la vescica una sola volta al giorno, preferibilmente la sera, prima di andare a dormire, proprio per non gravarla durante la notte. 
Le ho anche chiesto se questo problema post-operatorio fosse frequente e lei mi ha risposto che lo è direttamente dopo l'operazione, perchè i muscoli della vescica sono deboli. Ma a 4 mesi dopo l'operazione era insolito. 
Quando le ho chiesto se avessi tratto giovamento da questa caterizzazione, mi ha detto che svuotando la vescica completamente, si stimolavano i suoi muscoli a riacquistare la giusta elasticità, compromessa dall'eccessivo residuo urinario. E quindi sì, avrei potuto avere dei miglioramenti tali da sospendere la caterizzazione.
Ho visto, allora, i vari tipi di catetere, tutti monouso, sterili e lubrificati. Per la mia corporatura lei ha preferito scegliere quello più lungo. Mi ha spiegato come aprirlo, dove e come inserirlo. Accomodatami su una sedia da ginecologo, l'infermiera mi ha messo davanti uno specchio per farmi vedere meglio quello che facevo. Mi ha indicato l'entrata della vescica e io, a primo colpo e in un batter d'occhio ho inserito, del tutto indolore, il catetere, svuotandola in pochi secondi. Il contenuto era di circa 200 ml, al che lei mi ha chiesto quando avessi fatto l'ultima volta la pipì. Erano le 12.00 e io avevo urinato alle 7.30, appena sveglia. Julia, sempre più perplessa, mi ha detto che se nei prossimi giorni, il residuo urinario, dopo la caterizzazione, fosse stato inferiore ai 200 ml, avrei dovuto sospenderla perchè assolutamente inutile.
Io, di stupore in stupore, sono passata da una tensione densa, ad uno stato di sollievo quasi euforico, tipico di chi vede una lucina in fondo al tunnel. 
L'infermiera allora mi ha dato 5 cateteri per i prossimi giorni e mi ha informata che mi avrebbe sùbito inserita nel data-base dell'azienda fornitrice che, entro lunedì, mi avrebbe spedito direttamente a casa la scatola con 30 pezzi. In futuro avrei dovuto contattatare direttamente l'azienda per una nuova fornitura. 
Prima di salutarci, mi ha fissato un appuntamento telefonico con lei per martedì prossimo alle 9.00, per tastare la situazione. 
Certo che se ci penso, le conclusioni di Julia hanno sicuramente fondamento, anche perchè diversamente non potrei spiegarmi come in 4 mesi io non abbia mai avuto una cistite o un qualsiasi altro fastidio correlato ad un così alto residuo urinario.
Spero davvero che anche il secondo tentativo vada liscio come il primo, e che, soprattutto, le misurazioni siano a me favorevoli, così che questo incubo terribile se ne vada così com'è venuto. Simpaticamente!

14 Apr 2011

la psicologa

alle 11.00 l'incontro con la psicologa che è durato all'incirca 50 minuti. 
Come immaginavo, non è che abbiamo parlato di chi sa che, visto il mega questionario che avevo dovuto compilare e che era già davanti a lei sulla scrivania. La dott.sa si è particolarmente soffermata sul mio lato emozionale e su quello percettivo.
Mi ha chiesto se la mia obesità mi creava delle limitazioni a livello fisico e sociale. Fisicamente le ho detto che, pur essendo relativamente in buona salute, ho dolori alle ginocchia quando salgo le scale, oppure il fiatone e il cuore in gola quando faccio attività fisiche un pò più intense del normale, il che mi spaventa non poco. Proprio la tutela del mio stato di salute nel prossimo futuro è la motivazione per cui ho deciso di ricorrere alla chirurgia bariatrica. 
Dal punto di vista sociale l'obesità non costituiva per me un complesso. Problemi me ne ha sicuramente creati nella mia infanzia quando venivo insultata e addidata dagli altri bambini come la cicciona; nell'adolescenza, quando non ero considerata una ragazza con cui uscire, sia dai maschi che dalle femmine. Fino ai miei 22 anni, quando un ragazzo s'innamorò di me come persona e non per come apparivo. Quella è stata la svolta nella mia vita: non avevo più bisogno dell'approvazione di nessuno per essere me stessa!
Anche oggi sono in pace con il mio aspetto, l'unica volta in cui, da adulta, mi sono di nuovo sentita insultata fino nell'anima, è stato quando una incapace tirocinante del reparto I.V.F. dell'ospedale universitario Erasmus di Rotterdam, senza conoscere nè me, nè la mia anamnesi, nè il perchè sia io che mio marito eravamo là, mi disse letteralmente: "signora lei è troppo grassa e per questo non può avere figli. Dimagrire è facile, mangi di meno e si muova di più". 
Discriminazione allo stato puro per via del mio peso. Non ero mai stata umiliata a quel modo da un dottore in tutta la mia vita. Alla frustrazione di non diventare mamma, si aggiunse questo colpo molto basso. Quindi a livello psicologico ed emozionale ne fui distrutta, anche perchè, in quell'occasione, mio marito non seppe starmi vicino come avrebbe dovuto. 
Era da poco che mi trovavo qui, tutto era nuovo, ero insicura perchè non parlavo ancora molto bene l'olandese quindi non seppi rispondere per le rime a quella str**za (altro non era), ma quello che è peggio, non lo fece neanche mio marito.
Mi sentì sola, additata ancora una volta e per giunta mr. Gordilla mi aveva lasciata a me stessa, o perlomeno era quello che percepivo. Fu così che ci recammo insieme da uno psicologo, in terapia coniugale, per cercare di capire e venirne fuori.
Qualche mese dopo, a dispetto di tutto e di tutti, rimasi incinta, e senza I.V.F., della nostra meravigliosa Billa.
Da quegli incontri con lo psicologo ho capito che le mie emozioni e i miei impulsi sono così forti che alla fine mi danneggiano. Ho imparato la strada della pazienza e del relativismo, mentre mr. Gordilla ha imparato ad esternare più chiaramente i suoi sentimenti nei miei confronti.
Proprio questo cambiamento nella mia personalità mi sta facendo affrontare tutto il percorso in cui mi trovo con meno stress e, per esempio, mi ha fatto mantenere la calma con il simpatico chirurgo dell'altro ieri, per la faccenda del catetere. Ma quella storia non è certo finita lì.
La psicologa mi ha anche chiesto se questo modo d'essere mi pesa, visto che un pò va contro la mia natura. Io le ho risposto che è sì faticoso, ma che alla fine mi fa stare molto meglio e quindi lo preferisco. E comunque il mio temperamento, anche se domato, rimane pur sempre passionale.
Mi ha anche informato che dopo l'operazione, per via dell'alimentazione diversa che dovrò seguire, potrò avere degli scompensi a carattere emotivo. La mancanza di carboidrati, per esempio, potrebbe causarmi un maggior stato di stress. In quel caso, non devo fare altro che "suonare la campanella", e rivolgermi a loro per chiedere supporto. Ho risposto alla psicologa che per natura sono una che davanti ai problemi cerca soluzioni e se è il caso sa chiedere aiuto, quindi sicuramente avrei seguito il suo consiglio.
Mi ha anche chiesto se l'eventuale pelle in eccesso, causata dal forte dimagrimento, avrebbe costituito un problema per me. Le ho semplicemente detto che quello lo vedo come il minore dei mali. Il mio corpo già ora non è bello, e la pelle pendente non costituiva certo un ostacolo ad andare avanti con questo percorso. Comunque, non era escluso che in futuro potessi decidere di porvi rimedio chirurgicamente. Anche sessualmente non avrebbe costituito un problema, perchè con mio marito abbiamo da sempre un'intimità serena e giocosa, e le mie tante imperfezioni fisiche non hanno mai rappresentato un freno nè per me nè per lui.
Quando si è parlato dei miei lavori, part-time account manager, e il resto del tempo "cuoca in affitto", lei mi ha chiesto che impatto secondo me avrebbe avuto l'operazione specie nell'attività di cuoca. Spesso nel diretto post-operatorio non si ha molta voglia di cibo e ci si concentra soprattutto su come e cosa mangiare, quindi tutto il rito del mangiare assume un'altra dimensione. Le ho semplicemente detto che già ora, quando cucino non mangio mai, assaggio solo per controllare i sapori, quindi l'operazione non credo potesse influire negativamente in questo senso. Inoltre, essendo io libera professionista, potevo decidere tranquillamente di fermarmi con l'attività nel caso in cui mi fosse costata troppa fatica. Lei allora mi ha rincalzato chiedendo come avrei, in quell'ipotesi, impegnato il mio tempo. Le ho risposto che, con il forte dimagrimento, sicuramente avrei avuto molta più energia e quindi forse più voglia di cimentarmi in cose che ora neanche oso pensare. Comunque avrei affrontato le eventuali difficoltà, di volta in volta, quando si fossero presentate. 
Abbiamo anche parlato di chi e come mi sta vicino in questo percorso che ho intrapreso. Mio marito è sicuramente un pilastro per me in questo momento, il suo sostegno è preziosissimo e siamo in sintonia come non mai. 
In famiglia, per mia scelta consapevole, gli unici a sapere dell'operazione sono mia sorella e i miei suoceri, che fra l'altro mia hanno espresso il loro sostegno. I miei genitori, che forse non capirebbero, l'informerò quando avrò una data. Ci sono anche un paio di miei cari amici italiani a saperlo e due amiche qui in Olanda. Mi sono anche iscritta ad un forum di persone che hanno già subìto un'operazione bariatrica, proprio per avere un feed-back e scorci di vita quotidiana post-intervento dai diretti interessati. Parlarne apertamente, così come lo scrivere su questo diario, sicuramente mi aiuta ad elaborare più facilmente tutte le difficoltà. La psicologa, visibilmente compiaciuta da questa mia intraprendenza, mi ha confermato che faccio benissimo.
Quando mi ha chiesto se temessi qualcosa di questa operazione le ho detto che la mia vera preoccupazione, oltre ovviamente al rischio operatorio, è dovuta agli effetti del Gastric Bypass: la possibilità di Dumping Syndrome e la non accessibilità con i normali mezzi d'indagine radiologica (gastroscopia per esempio), della parte di stomaco e del duodeno che vengono bypassati. A livello psicologico questi fattori mi mettono ansia. Ne ha preso nota, come tutto il resto delle cose che le ho detto.  Poi mi ha chiesto cosa rappresentasse per me l'operazione, io le ho semplicemente risposto che la considero uno strumento che potrà aiutarmi ad affrontare un regime alimentare ipocalorico, in maniera costante e con risultati durevoli. 
Tutti i miei tentativi di dieta degli ultimi vent'anni sono sempre cominciati con le migliori intenzioni e tanti sacrifici, che hanno anche dato dei risultati soddisfacenti, ma sono tutti stati a tempo determinato. L'operazione mi avrebbe dato una mano in questo senso: semplicemente non possono più entrare quantità smisurate di cibo nel mio stomaco, quindi un regime ipocalorico sarebbe stato molto più facile da seguire. Se questo non è un aiuto! Lei mi ha sorriso annuendo.
Allora mi ha informata che praticamente lo screening si chiudeva oggi e che presto tutti gli specialisti che avevo incontrato, lei inclusa, si sarebbero riuniti per discutere il mio dossier e trarre le loro conclusioni, che avrebbero poi affidato al chirurgo. Poteva anche essere possibile che lei o qualche altro specialista, mi chiamassero per dei chiarimenti se lo avessero ritenuto opportuno, ma in linea di massima, il prossimo e definitivo passo sarebbe stato l'incontro con il dr. van de Laar che mi avrebbe comunicato la sua decisione. 
Ci siamo così salutate.
Per ora è finita! I miei tre io sono stanchi. E te credo, sono state settimane di fuoco e lacrime, vai e vieni da Amsterdam cercando di conciliare tutto il resto della mia vita con i vari appuntamenti. Ma la missione è compiuta.
L'altra nota positiva, è che la mia testa è vuota. I pensieri pesanti e circolari che vi accampavano da settimane, hanno tolto finalmente le tende. 
Personalmente lo considero un altro traguardo.

13 Apr 2011

l'internista/2

alle 11.40 ero, come prestabilito, a Medicina Interna. Subito dopo essermi presentata in accettazione per informare l'impiegata della mia presenza, sono stata portata da questa nella stanzetta dell'altra volta per effettuare una nuova misurazione della pressione sanguigna. Ho avuto da subito la sensazione che la fascia fosse stata messa correttamente. Alla fine dei 15 minuti, la media delle cinque misurazioni era: max 143.6, min 83.6, pulsazioni 84.8 p/m.
Mi sono spostata nella sala d'attesa con il bigliettino delle misurazioni da dare al dr. Gerdes, che sul display veniva dato con un ritardo accumulato di circa tre quarti d'ora, il che significava che dalle 12.00, la mia visita si spostava alle 12.45. Tanto per cambiare, mi sono armata di pazienza e ho aspettato il mio turno. Ho anche intravisto la dott.sa Celik, che mi ha subito riconosciuta e salutata. 
Alle 13.00 sono stata chiamata dal dr. Gerdes, che dopo essersi presentato si è subito scusato per l'enorme ritardo accumulato. 
Mi sono accomodata e gli ho dato la nuova misurazione. Mi ha detto che per lui, anche se un pò alta è, a differenza di quella della settimana precedente, accettabile. Gli ho anche esposto i miei dubbi sulla corretta misurazione dell'altra volta, vista la grandezza del mio braccio e la mia storia di pressione normale. Ho aggiunto di essere raffreddata e di sentirmi un pò di febbrucola addosso e lui ne ha preso nota. L'ho informato anche della pessima novità di ieri e anche questo è stato aggiunto al mio dossier. 
Per quanto riguarda la pressione alta, mi ha detto, quello che già mi aveva detto la dott.sa Celik, e cioè che loro vogliono ridurre al minimo i rischi durante l'operazione, quindi fanno tutti i controlli necessari, e la visita di oggi con lui era stata decisa in quest'ottica. Gli ho anche detto della visita con il cardiologo  e dell'ecocardiogramma e controllo del 28/4 con il dr. Mairuhu, di cui lui era già informato. Ora non rimaneva che l'incontro con la psicologa domani, e quello finale con il chirurgo il 25 maggio prossimo. 
Mi ha confermato quello che già immaginavo e cioè che, per quell'incontro, il chirurgo avrà il mio dossier pronto, incluse tutte le valutazioni e le conclusioni dei singoli specialisti incontrati. 
Il 25/5 quindi il dr. van de Laar mi darà o meno il definitivo via libera all'operazione e se sarà un sì, mi dirà quale soluzione è, secondo lui, la più indicata per me. Dopodicchè dovrò vedere l'anestesista che è un pò il guardiano del castello e ha diritto di veto. Sarà infatti lui a valutare se ci sono tutte le condizioni fisiche per andare avanti con l'operazione. Il dr. Gerdes mi ha anche detto che in alcuni casi, l'anestesista ha sospeso l'operazione a data da destinarsi, perchè alcune condizioni fisiche del paziente, non sussistevano o erano radicalmente cambiate poco prima dell'operazione stessa. 
Alla mia domanda sulla lista d'attesa una volta avuto il sì per l'operazione, mi ha risposto che devo considerare circa 4-6 settimane. La data comunque è solo un'indicazione, anche perchè posso concordarla con il chirurgo in base alle mie esigenze e compatibilmente con il loro calendario. 
Anche se dovessi avere dei dubbi o paure devo comunicarlo apertamente e, se è il caso sospendere il tutto o  riprogrammare quando mi sentirò pronta. E' quello che per esempio è successo alla paziente che era entrata prima di me, la quale si sarebbe dovuta operare venerdì prossimo e ora aveva così tanti dubbi e paure, che lui stesso le ha consigliato di sospendere e prendersi tutto il tempo che le serviva per decidere con serenità. Queste informazioni mi hanno ulteriormente rassicurata sulla serietà di questo team.
Prima di salutarmi mi ha detto di tornare lì il 25 per fare un'altra misurazione della pressione ed eventualmente passare da lui se ne avessi avuto la necessità. Mi ha accompagnata in accettazione, ha comunicato all'infermiera il da farsi e mi ha salutata.
Anche questa è fatta. 

12 Apr 2011

dalla padella nella brace

mai frase fu più azzeccata per descrivere la situazione in cui mi ritrovo e non per mia volontà. 
Ma andiamo per ordine. Come ho accennato qui, il 3 dicembre 2010, sono stata operata alla vescica con la tecnica TVT-O (Tension free Vaginal Tape, Obturator), per eliminare definitivamente un'incontinenza da sforzo causata dal parto e aggravatasi negli ultimi due anni.
Al primo controllo post-operatorio, quello del 14 gennaio scorso, era stata accertata la mia "continenza", ma anche un residuo urinario, cioè la quantità fisiologica di urina che rimane nella vescica subito dopo aver urinato, alto: 170 ml. Il chirurgo mi disse che poteva dipendere dal fatto che i muscoli intorno alla vescica erano ancora deboli dopo l'intervento (appena 6 settimane), quindi mi prescrisse un farmaco per rinforzarli e mi fissò il nuovo controllo per il 12/4.
Bene, a 4 mesi di distanza, oggi per l'appunto, durante quella visita, è stato definitivamente accertato che sì sono perfettamente continente, ma anche troppo. Di nuovo, alla misurazione ecografica post minzione della vescica, il residuo urinario era di 275 ml!!!!! Il che, lo capirebbe anche un bambino, è decisamente troppo e inaccettabile. Ma il brutto deve ancora venire. 
Il chirurgo alla mia domanda del perchè, risponde simpaticamente che a questo punto è evidente che il bendaggio è un pò troppo stretto e che quel residuo non è salutare per la mia vescica e soprattutto per i miei reni. Quindi la sua soluzione, sempre molto simpaticamente, è semplice: auto cateterismo, due volte al giorno, per svuotare completamente la vescica.
Io, sentendo queste parole, che mi sono cadute addosso come una doccia ghiacciata, sono rimasta basita. Ho subito chiesto se non ci fosse un'altra alternativa, e lui molto chiaramente mi ha detto che si poteva rioperare (quindi nuova anestesia) per tentare di allentare la bendarella, o tirandola o tagliandola in qualche punto, ma il rischio era alto che ritornassi al punto di partenza con l'incontinenza.
Ripeto, ero praticamente sotto shock, quindi ho ascoltato quello che mi diceva come se non stesse parlando di me. Mi ha rassicurata per l'ennesima volta che il catetere creava più spavento a parole che nei fatti, visto che attualmente i sondini sono così sottili e facili da inserire, e che avrei dovuto considerarlo il mio piccolo prezzo per rimanere continente. Mi ha fissato un appuntamento con un'infermiera per le "istruzioni fai da te" e un altro di controllo con lui fra sei mesi, per vedere come va. 
Sono uscita da quella stanza praticamente in catalessi: non sta succedendo a me. Quando l'effetto quasi anestetizzante dello shock si è allentato, ho realizzato l'enormità della situazione.
Sono abbattuta e incazzata. Ma come è possibile che mi vengano dette una così grande montagna di cazzate??! Un piccolo prezzo????? Vengo per risolvere un'incontinenza da sforzo, che per definizione non mi assilla quotidianamente ma solo in alcuni momenti e in specifiche condizioni (tosse, sternuti), e me ne torno a casa con un problema giornaliero fisso e molto peggiore di questo?! Ma stiamo scherzando? A quarant'anni auto cateterismo a tempo non determinato ("vediamo come va" mi ha detto), perchè un chirurgo primo non mi ha informata di questa eventualità, e secondo ha praticamente fallito l'intervento! 
Ora che sono totalmente in me, una cosa mi viene da dire, molto simpaticamente al dottore: se lo infili lei il catetere,  dove dico io però! 
E non è escluso che non lo faccia.

9 Apr 2011

il soffio al cuore

dovevo trovare quella cartella medica del cardiologo che mi diagnosticò il soffio al cuore
Siccome proprio recentemente ho fatto pulizia di un sacco di analisi e cartelle mediche italiane, ricordavo che quella della prima visita cardiologica l'avevo conservata. Infatti era così. 
E' del lontano 26 aprile 1995, cardiologo dott. Guadalupi. Sulla copertina, fra le altre cose, c'è anche scritta la mia età: ventisei! 
Comunque, per quello che sono riuscita a tradurre della sua calligrafia dottoresca, nel reperto obiettivo il cardiologo scrive: 
toni cardiaci ritmici; soffio protomesosistolico eiettivo di 2/6 d'intensità. E poi un altro scarabocchio di quattro parole, che credo dica: non rumori patologici polmonari. Ecchevvordi'?!
Soffio protomesosistolico eiettivo di 2/6 d'intensità, paroloni che già così insieme mettono ansia. Quindi ho fatto le mie belle ricerche e ne sono venuta a capo.
Senza entrare nei dettagli, che neanche capisco, la cosa più importante, che è poi quello che ricordavo mi avesse detto il cardiologo a suo tempo, è che si tratta di un soffio cosiddetto funzionale o innocente, quindi non patologico. L'intensità del soffio viene classificata in gradi con la Scala di Levine:
I: appena udibile;
II: debole, ma facilmente udibile;
III: moderatamente forte, non accompagnato da fremito;
IV: forte e accompagnato da fremito (vibrazione tattile);
V: udibile con il fonendoscopio che sfiora il torace;
VI: udibile con il fonendoscopio non in contatto con il torace.
Il soffio protomesosistolico generalmente non supera il grado III. Il mio infatti è di 2/6 d'intensità. 

Vedremo se questa diagnosi sarà confermata il 28 prossimo dal bel dr. Mairuhu.

8 Apr 2011

l'internista/1+ il cardiologo/1

e anche questa è fatta! Giornata da sfinimento anche perchè, dal forte mal di gola e di testa che ho, credo mi stia arrivando un bel raffreddore. 
Dicevo, oggi c'era la visita con l'internista. Al mio arrivo in reparto, erano le 14.20 circa, mi sono presentata all'accettazione e l'impiegata dopo aver scansionato il mio libretto, mi ha dato un altro questionario da compilare e mi ha invitata a sedermi in sala d'attesa. In verità erano diversi questionari: uno misurava il livello di stress, l'altro la mia condizione fisica e un altro ancora controllava se soffrissi di apnea notturna. 
La dott.sa Celik, assistente di uno dei due internisti del team bariatrico, mi ha ricevuta, come programmato alle 14.45. Durante la visita, che è durata circa un'ora, mi ha fatto domande sul mio stato di salute in generale. Quando mi ha chiesto se fossi mai stata operata, le ho detto del mio recente (3 dicembre scorso) intervento di bendaggio alla vescica con tecnica TVT-O (Tension free Vaginal Tape, Obturator), per risolvere un'incontinenza da sforzo causata dal parto. Ci siamo poi intrattenute sulla mia obesità e le diete nel tempo; su eventuali disturbi alimentari come la bulimia di cui io non ho mai sofferto; sulla familiarità in relazione a malattie come l'obesità, diabete, cancro, patologie cardiache. 
Mi ha poi auscultato il cuore e i polmoni, mi ha visitato l'addome e controllato le ghiandole. In seguito mi ha mostrato i risultati delle analisi del sangue e delle urine che erano tutte nella norma, tranne che per una minima carenza di ferro e valori leggermente più alti della media del colesterolo e dei trigliceridi che, condiserando però la mia età, erano buoni comunque. Poi mi ha informata che, al termine della visita, l'infermiera mi avrebbe fatto una misurazione in più tempi della pressione sanguigna. Siccome dal racconto della mia anamnesi era venuto fuori che tempo addietro mi era stato diagnosticato un soffio al cuore, che lei stessa ha sentito durante l'auscultazione, mi ha detto che avrebbe preparato una richiesta per una visita cardiologica, tanto per stare ancora più tranquilli, perchè per l'operazione bisogna cercare di ridurre al minimo i rischi.
Mi ha anche chiesto se avessi dubbi o quesiti, e io le ho risposto che il dubbio che avevo era sul tipo di operazione: Sleeve o Gastric Bypass. Lei mi ha rassicurata che durante la visita con il chirurgo, lui mi avrebbe illuminata sui pro e i contro di entrambe in relazione alla mia situazione e che quindi ne sarei sicuramente venuta a capo. Le ho anche chiesto se erano in programma gastroscopia o ecografia al fegato, e lei mi ha detto che queste analisi vengono eseguite solo se c'è un'indicazione. Nel mio caso, era inutile. 
L'ho ringraziata e ci siamo salutate. Lei mi ha fatto strada verso l'accettazione dove mi ha affidato all'infermiera per la misurazione della pressione sanguigna. Questa signora mi ha portato in una stanzetta adiacente e lì, dopo aver cercato e finalmente trovato la fascia XXL per il mio braccione, ha impostato la macchinetta e mi ha lasciata in sua compagnia.
Dopo un quarto d'ora avevo i risultati in mano, che non mi sembravano buoni visto che la media delle 5 misurazioni era 160 la max e credo 100 la min. Il che per me è molto strano visto che la mia pressione è sempre nella norma, anzi tendente al basso. C'è da dire che, come al solito, per via del mio mega braccio, non sono certa che la misurazione sia stata fatta correttamente. Comunque, sono ritornata all'accettazione con il foglietto in mano e l'impiegata ha chiamato la dott.sa Celik al telefono per comunicarle i valori. Essendo alti, lei mi ha fatto fissare un altro appuntamento il 13/4, con il dr. Gerdes, internista del team bariatrico, per un ulteriore controllo.
Dopodicchè mi sono diretta a cardiologia, che era sullo stesso piano solo a pochi metri di distanza. Lì ho spiegato all'infermiera la mia situazione e lei dopo pochi minuti mi ha fatto un elettrocardiogramma. Lei pensava fosse finita lì, perchè per lo screening bariatrico è l'analisi standard che fanno. Le ho spiegato che l'internista aveva chiaramente detto che avrei dovuto vedere anche un cardiologo. Ma lei non avendo la prescrizione non poteva fissarmi l'appuntamento. Allora siamo tornate insieme al reparto di medicina interna esponendo i fatti, e la dott.sa Celik, chiamata al telefono, si è presentata immediatamente, scusandosi della dimenticanza, e mi ha preparato la richiesta. A questo punto ho pregato l'impiegata di cardiologia di combinarmi la visita con uno degli appuntamenti della prossima settimana, il 13 o il 14, visto che io ero una fuori sede. Nonostante lei ci abbia perso tempo e fatto del suo meglio, purtroppo non è riuscita a trovare un buco in quei giorni. Allora io, non mi sono persa d'animo e molto gentilmente le ho chiesto se per caso non fosse stato possibile farla oggi stesso. Notare che erano le 16.30 di venerdì. Lei mi ha sorriso e mi ha detto che avrebbe provato a chiedere all'unico dottore che era ancora in servizio. Proprio in quel momento si trovava a passare di lì e lei prontamente lo ha fermato e gli ha parlato. Lui senza battere ciglio e sorridendo si è subito diretto verso di me, mi ha salutata, si è presentato (dr. Mairuhu) e mi ha detto di seguirlo. Iuppi!!!! Gentilissimo e pure un piacere per gli occhi!
Gli ho spiegato brevemente che ero in screening per bariatria e che l'internista voleva accertarsi che il soffio al cuore che avevo, non fosse patologico. Gli ho anche detto che la pressione sanguigna appena rilevata era alta, ma lui mi ha detto che questo non lo preoccupava. Mi ha anche chiesto se ricordassi la diagnosi precisa del cardiologo in Italia, ma io, purtroppo non la ricordavo. Quindi mi ha fatto stendere sul lettino ed ha cominciato ad auscultarmi il cuore. Dopo un paio di minuti mi ha detto che il soffio, leggerissimo, era nella parte superiore del cuore e che per lui non costituiva un ostacolo per l'eventuale operazione. Per completezza mi ha prescritto una ecocardiogramma e mi ha salutata dicendomi che ci saremmo rivisti il giorno dell'esame.
Ritorno in accettazione dalla gentilissima signora con la nuova richiesta e lei mi conferma che l'unico giorno in cui poteva combinare un appuntamento era il 25/5 quando avevo la visita col chirurgo. Siccome era chiaramente troppo lontana come data, abbiamo programmato l'ecocardiogramma e la visita cardiologica per il 28/4 alle 10.30.
L'ho ringraziata enormemente per la sua disponibilità e professionalità, ed esausta, con un mal di testa 11/11, mi sono diretta alla macchina. 
Il viaggio di ritorno è durato più del solito perchè sul ring di Amsterdam, come sempre a quell'ora (le 17.15 ca), c'era una fila chilometrica.
Insomma sono uscita da casa alle 13.00, sono rientrata, capottatissima, che erano le 18.15 e con un nuovo bagaglio: la pressione alta. 
Speriamo bene.

7 Apr 2011

riflessioni/1

oggi leggendo sul forum alcuni racconti di resoconto post-operatorio, e altri di chi è in attesa dell'operazione, qualunque essa sia,  ho notato che l'aspetto fondamentale che viene sempre in evidenza, è il desiderio fortissimo che i chili vadano via, come a testimoniare la rivincita dopo tante sconfitte. E questo mi ha portato a riflettere su come mi sento io al riguardo.
Ecco, per quanto assurdo possa sembrare, io non ci penso proprio ai chili che perderò, nè faccio fantasie su di me "magra". 
Quando penso all'operazione, immagino solo come mi sentirò poco prima e subito dopo, come dovrò mangiare e bere, le vitamine, i capelli che forse cadranno, la debolezza. Ma ai chili che se ne andranno no, non ci penso proprio.
Sarà perchè sono veramente in pace con il mio aspetto, o perchè non ho altri problemi di salute seri dovuti alla mia obesità, oppure perchè è tutto così veloce che non me ne rendo conto fino in fondo, resta il fatto che la mia motivazione ad oggi per questa operazione, è solo preservare la mia salute futura. La "leggerezza" che da essa ne deriverà, non attraversa il mio cervello che, evidentemente, ha solo un'immagine consolidata di me. 
Forse dopo l'operazione, quando i chili cominceranno veramente ad andare via, e io mi sentirò davvero leggera, cambierà tutto. Non lo so. 
Per ora, strano per quanto possa sembrare anche a me stessa, è così che mi sento.  

6 Apr 2011

psicologia bariatrica

l'altro ieri, dopo avergli dato una rapidissima occhiata in macchina l'ho risposto nella cartellina e lì vi è riamasto fino a stamattina, quando finalmente mi ci sono dedicata con calma. Parlo del questionario per lo screening pre-operatorio, che dovrò spedire al poli Psicologia prima della visita di giovedì prossimo.
Venti pagine di domande! Da quelle di routine riguardanti l'anamnesi in generale, la cronistoria della lotta contro i miei chili, a quelle sulla conoscenza dell'operazione, le mie motivazioni, le mie aspettative, il mio modo di mangiare (quando, quanto, dove, come, perchè), fino alla sezione più squisitamente psicologica del profilo. In pratica, questa parte era l'unica che differiva dalle domande che mi erano già state poste dalla dietista lunedì scorso. Ecco perchè, come mi era stato detto proprio dalla sig.ra Bekenkamp, i due appuntamenti andavano fatti insieme. E va be',  prendiamola con filosofia: repetita iuvant.
Delle 90 domande in totale, mi hanno particolarmente colpito queste:

83. In generale come reagisce alle difficoltà e alle avversità della vita? (risposta multipla possibile)
Io ho crociato su queste opzioni: cerco il sostegno degli altri; chiedo consiglio agli altri; cerco attivamente di trovare una soluzione;  lascio trasparire le mie emozioni (rabbia, fastidio, delusione), e mi sfogo con qualcuno o qualcosa; cerco di relativizzare e darmi coraggio; condivido i miei sentimenti/emozioni con altri.
(n.d.Do) Sul relativizzare ho ancora parecchia strada da fare, perchè l'impulsività e le emozioni, irrazionali per definizione, mi portano spesso ad essere avventata nelle reazioni. Solo la testa mi aiuta a fermare questo processo e vedere le cose con razionale chiarezza, ma mi costa non poca fatica, come dimostra la storia recente

84. Descriva se stessa in poche parole (lati positivi e negativi)
Intelligente, emotiva, autoironica, (auto)critica, buona, diretta, tendenzialmente pessimista, testarda, divertente, fumarola, imparo dai miei errori, insicura/impaurita dell'ignoto, coraggiosa, impulsiva (sempre meno, per fortuna!).

85. Come la descriverebbero il suo partner e altre persone a lei care?
Qui mr. Gordilla, intervistato da me, è stato velocissimo: troppo buona/disponibile, intelligente, emotiva, bella, generosa, amorevole, ha difficoltà a relativizzare, tende al pessimismo, ha paura dell'ignoto, coraggiosa, diretta/onesta, ha uno spiccato senso dello humor, affidabile, sempre più efficiente. 
(n.d.Do) E su quest'ultima definizione ci siamo messi a ridere in simultanea perchè è verissimo! Quando sono arrivata qui ero l'italiana media: tutto un pò a sensazione ("a occhio", come si dice da noi) e lasciato al caso. Dopo 9 anni d'Olanda mi sono nordicizzata un pò in termini di organizzazione e pianificazione del quotidiano e del lavoro, tutto, va da sè, a vantaggio dell'efficienza. Attenzione: pure prima ero efficiente, solo che mi costava il doppio del lavoro! 

Fiuuuuu che fatica! Dopo tutto questo papiro, però, una domanda mi nasce spontanea: di che parleremo giovedì prossimo con la psicologa?!

4 Apr 2011

il primo OK: la dietista

121,3 kg il mio peso stamattina. 
Come programmato, all'una di oggi ero dalla dietista sig.ra Carina Bekenkamp.
Domande sulle mie motivazioni, le mie aspettative, la mia storia con i chili di troppo, situazione familiare, supporto di familiari e amici (sì), conoscenza della dieta ed in generale del comportamento alimentare del post operazione (sì), altezza e peso (vestita era 122,3), abitudini alimentari e attività fisica. Alla fine di questa chiacchierata di quasi tre quarti d'ora, mi ha detto che avendo io 
un'alimentazione regolare e mangiando per fame, non sono una cosiddetta emotional eater, quindi, per quanto la riguardava, sono idonea all'operazione. Mi ha suggerito quale multivitaminico usare per il post operatorio e di apportare alcune modifiche alla mia attuale alimentazione: aggiungendo più frutta, latte e di cominciare ad allenarmi ad una masticazione più lenta e ad evitare di bere durante i pasti.  
Sinceramente sono rimasta un pò spiazzata perchè non mi aspettavo che me lo comunicasse. Invece lo ha fatto e si è congratulata con me, perchè un primo passo ufficiale verso il cambiamento era stato definitivamente messo. 
Ora era la volta dello psicologo. Già, lo psicologo. Che mica ho ancora un appuntamento, il che era strano anche per lei, visto che normalmente i due appuntamenti sono fissati lo stesso giorno. 
Allora, dopo aver salutato la signora, mi sono recata al poli chirurgia per chiedere il perchè. L'impiegata, più stupita di me per l'accaduto, ha chiamato immediatamente il reparto e ha fissato un appuntamento cercando di farlo coincidere con quello di venerdì prossimo con l'internista, visto che io sono una fuori sede (iuppiiii: finalmente se ne sono accorti!). Purtroppo non c'era disponibilità per l'8/4 ed è stato fissato per il 14/4 alle 11.00.
Mi ha anche informato che dovevo recarmi su in reparto per ritirare un questionario che avrei dovuto compilare prima di presentarmi alla visita. Così ho fatto. 
Arrivata in reparto psicologia, ho chiesto personalmente all'impiegata se non c'era proprio nessuna possibilità per venerdì, e lei, mortificata, mi ha confermato di no. Si è anche scusata per l'accaduto, ma nell'ultimo mese sono stati sommersi di richieste e l'organizzazione ne ha risentito. Mi ha anche detto che avevo fatto benissimo ad insistere per l'appuntamento, perchè a loro era proprio sfuggito. 
Disguidi a parte, il calendario appuntamenti è finalmente aggiornato. Questo è quello che conta.
Con un peso in meno e un malloppo di carte in mano, mi sono diretta verso la macchina. 
Nei tre quarti d'ora di viaggio, direzione casa, potevo rimettere ordine nella mia testa e lasciare finalmente libere le mie emozioni.

del perseverare

ho appena chiamato la segreteria del poli chirurgia. Ho spiegato del cambio appuntamento ricevuto per posta e che la nuova data 13/5 non mi tornava comoda. Ho inoltre chiaramente espresso la mia preferenza per il dr. van de Laar. La signorina gentilmente, e senza discutere, mi ha proposto il 25/5 alle ore 14.30 con lui, ed io ho immediatamente accettato.
Ora sì che sono soddisfatta!

come uno specchio

questo il mio GRAZIE a tutti coloro che dal forum di Amici Obesi, mi aiutano in questo momento difficile.

Ho incontrato questo forum per puro caso mentre facevo ricerche sulla chirurgia bariatrica.
La mia storia è la stessa della maggior parte di voi. Una storia di ciccia, di umiliazioni, di fallimenti, di vergogna, di speranze disattese, di tristezza, di solitudine e anche, e non di meno, di malattia e di coraggio.
Quando ho cominciato a leggere nelle diverse rubriche come si parlava senza falsi pudori di tutti i problemi e di come, in tutte le reazioni, si trovava conforto, sostegno, ma anche critica costruttiva, mi sono detta: finalmente sono a casa!
La mia storia differisce da quella della maggior parte di voi solo per il fatto che io vivo in Olanda. Quindi il percorso di guarigione che ho intrapreso, è reso certamente più difficile dal fatto di non avere compagni di viaggio con esperienze nell'ospedale dove sono in trattamento io. 
Mi sono anche iscritta ad un forum olandese (molto consigliato dall'ospedale e da vari siti specializzati), ma lasciatemelo dire, non c'è paragone. Lì si parla solo in maniera quasi descrittiva di tutto quello che succede. Nessuna informazione personale critica o costruttiva, nessun aiuto concreto da chi ci è già passato. E' tutto molto superficiale e sterile. L'ho subito abbandonato.
La mia casa è qui e sono contentissima di avervi incontrati. L'aiuto diretto e indiretto che mi avete dato, e continuate a darmi, non ha prezzo e voi sapete di cosa parlo.
Ho preso recentemente la decisione di farmi operare ma sono in forte dubbio sul tipo di operazione da fare, Gastric Bypass o Sleeve, pur avendo una preferenza istintiva verso quest'ultima. Il mio destino lo deciderò insieme al chirurgo il mese prossimo, almeno spero.
Sono solo all'inizio e da quello che già so, nell'arco di tre mesi da ora, credo, la mia vita cambierà.
Per l'intanto condivido con voi il mio cammino, facendo tesoro delle vostre esperienze, ritrovandomi nei vostri dubbi e timori, e soprattutto gioendo dei vostri successi!
Condividere le difficoltà, aiuta a sopportarle: questo il mio motto da quando vi ho incontrato! 

GRAZIE di CUORE a TUTTI !